Vegeteriani o vegani, una scelta anche ecologica.

Gli allevamenti di tipo intensivo e anche estensivo (i grandi ranch degli Stati Uniti, o i pascoli nei Paesi del Sud del mondo) sono chiaramente insostenibili dal punto di vista ecologico. La metà delle terre fertili del Pianeta viene infatti usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi, e proteaginose  destinati all’alimentazione degli animali “da macello”.

Gli allevamenti hanno sempre bisogno di nuovi spazi per i  pascoli e di nuovi terreni coltivati per produrre cibo per gli animali, così si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il polmone verde del Pianeta, provocando così la desertificazione di immense porzioni di territorio. Latte e carne sono sicuramente i “cibi” più costosi, meno sani e inquinanti che si possa pensare di produrre. Milioni di ettari di terra coltivabile (che potrebbero essere usati per coltivare vegetali per sfamare tutti gli esseri umani) , l’uso di sostanze chimiche utilizzate per assicurare il raccolto in tempi brevi, l’enorme consumo d’acqua, il consumo di energia, il problema dello smaltimento dei rifiuti organici animali, le ripercussioni sul clima, l’erosione del suolo e la desertificazione di vaste zone della Terra; queste sono le conseguenze dello scegliere di mangiare carne.

LIstituto Tedesco per la Ricerca sull’Economia Ecologica qualche anno fa, ha pubblicato uno studio le cui ricerche hanno portato alla luce che l’alimentazione vegetariana ha un impatto ecologico inferiore alla metà di quello provocato dal trasporto e consumo di carni.

Gaobi


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