La vita è unione, due persone accomunate dallo stesso intento di ritrovare il benessere di una di loro, creano una nuova forza catalizzante che diviene molto più potente della somma delle due singole forze. L’auto guarigione è un processo che richiede l’unione di più intenti, quello della persona che soffre e che desidera guarire e quello del terapista che con la sua presenza, empatia e intento funge da catalizzatore. E’ la vita che da milioni di anni ce lo conferma , ed è questa una delle poche certezze che ho nella ricerca della tutela del benessere, l’unione porta al bene, la separazione, la divisione e la disgregazione porta al male. Nella vita quotidiana, in qualsiasi contesto ci si trovi, nella vita reale come ciò che perviene dai mezzi di telecomunicazione, è facile trovare situazioni di mediocrità, in cui ci si schiera gli uni contro gli altri, maldicenze, critiche non costruttive provengono come fiumi in piena, ma dalle quali io prendo sempre le distanze.
L’auto guarigione è un processo di unione, se è vero, così come molti studi dimostrano e come io credo, che il malessere, di qualsiasi tipo, è sempre dovuto a una discrepanza e distanza che si frappone tra ciò che vorremo fare e ciò che invece facciamo nella vita.
L’accettazione di eventi esterni che ci portano a rimandare la realizzazione dei nostri progetti, è il primo passo verso l’unione, essere consapevoli che ogni nostro obiettivo ha bisogno di tempo per il suo raggiungimento e che le difficoltà si trovano in qualsiasi percorso. Se le difficoltà fanno parte di qualsiasi percorso , i contesti e i fatti che accadono non dovrebbero mai scoraggiarci; è questo comportamento infatti che sviluppa lo spazio che ci separa dai nostri obiettivi e ci fa abbandonare un sogno.
Noi viviamo di sogni, dobbiamo sempre avere la certezza che li raggiungeremo; ma quando il nostro fuoco interiore viene meno abbiamo bisogno del sostegno e della fiducia altrui; quella empatica del terapista appunto.
Ogni volta che c’è la condizione essenziale in cui la persona vuole essere aiutata (che non è una condizione così scontata) , essa chiede di condividere il suo dolore, di non tenere più la sua realtà per sé, ma di unire le sue poche forze con quelle di chi sa come aiutarlo. Il sofferente non è un soggetto passivo, che riceve, esso dovrebbe essere consapevole che la sua presenza e il suo intento sono essenziali.
La comprensione e l’aiuto dell’altro è sempre terapeutico per entrambi, sia per chi aiuta che per chi riceve; entrambi traggono beneficio da questa nuova energia e forza che si crea dall’unione dei mezzi.
Tutti gli esseri sono legati indissolubilmente, come tra le gocce dello stesso mare non avrebbe senso separazione, dove andrebbero con la loro unica forza?…Evaporerebbero all’istante, negherebbero la loro vita …… Così ritengo che noi umani, esseri intelligenti, dovremo onorare la nostra vita curando la nostra integrità e cercando l’ unione con il resto del creato per il nostro benessere e quello altrui.
Gaobi.