Tra cuore e ragione…

Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce: è una frase spesso udita, la quale  richiama una realtà che ognuno di noi si trova spesso a vivere, ogni volta che nel fare una scelta esistenziale, si trova in conflitto fra le pulsioni emotive ed i richiami della razionalità. Ma esiste
davvero questo dualismo nella fisiologia? E, se esiste, può generare al di là dei conflitti sul piano esistenziale, anche conseguenze di tipo psicofisico, cioè vere e proprie patologie della mente e del corpo?

Cercheremo di rispondere a queste domande, prendendo in esame ciò che si intende per cuore e per ragione, sia nella medicina occidentale che in quella orientale, e inoltrandoci anche in aspetti filosofici e metafisici insiti nella medicina, come in tutte le discipline che riguardano l’Uomo,  tenteremo di capire se da questo ipotetico conflitto può nascere una eventuale armonia.

La medicina occidentale

Nella medicina occidentale, caratterizzata da un’estrema specializzazione (nel senso che ogni settore dell’organismo è studiato in maniera autonoma, “specialistica” appunto, come elemento a sé stante, con la conseguenza di perdere però, molto spesso, la visione d’insieme dell’organismo stesso) sono la neurologia e la psichiatria ad occuparsi dell’aspetto nervoso e mentale dell’individuo. Fino a qualche tempo fa, queste discipline ponevano il cervello al centro del funzionamento dell’organismo: al cervello arrivavano gli stimoli e da esso partivano i comandi destinati a tutto il corpo. Attualmente, il cervello viene considerato più come un centro di integrazione dei dati, oltre ad essere un sistema in connessione con l’apparato endocrino (tanto che si parla di sistema neuro-endocrino, ed anche psico-neuro-endocrino).

Quindi non più una psiche che si identifica con il sistema nervoso centrale ed un corpo che risponde ai comandi, ma un sistema mente-corpo dove tutto è in correlazione. E’ la psicosomatica, definita da Deley, che la introdusse in Francia nel 1946, come movimento per il superamento della medicina degli organi a vantaggio di una medicina generale dell’organismo che metta in primo piano la nozione di terreno e consideri  la malattia non come un incidente estraneo alla persona malata, ma come qualcosa che si sviluppa in collegamento alla sua natura ed alle sue modalità di reazione.

Come vedremo, questo concetto, che si riallaccia alla tradizione ippocratrica, è straordinariamente vicino al pensiero che è alla base della medicina orientale, se non fosse che nel tempo la psicosomatica è essa stessa diventata, paradossalmente, una sorta di specializzazione.

E’ sempre il cervello, comunque, il “direttore d’orchestra”, mentre al cuore -che la medicina cinese considera sede dello Shen (anima vegetativa, spirito) e la medicina indiana sede dell’Io (localizzato nel centro energetico chiamato Chakra Anahata) la medicina occidentale non riconosce nessuna valenza psichica, intendendo essa per cuore solamente il muscolo cardiaco. Quest’ultima precisazione è fondamentale per capire la diversa  funzione attribuita al cuore nelle diverse culture mediche.

Le ragioni del Cuore

Anche gli Egizi parlavano di “intelligenza del cuore”, considerandolo il centro di ogni comprensione, figlio di Osiride
ed Iside, sole, fuoco che si espande. Approfondendo il concetto di Shen nel Tao esso si identifica col soffio, con quella che possiamo definire la parte divina dell’uomo. Non è localizzato, ma è ovunque, in ogni cellula, pur albergando nel cuore. Può essere definito come un ‘essenza di natura psichica, chiamata anima vegetativa: ne viene elaborata una specifica per ogni organo. Ogni organo (ricordiamo che secondo la legge dei cinque movimenti ci sono cinque organi) riceve dal cuore il suo Shen specifico, risultandone animato: la materia dell’organo, cioè, grazie a Shen acquista una sua energia specifica. Il Nei Ching So Wen, classico della medicina cinese, descrive questa relazione in maniera molto suggestiva: il cuore è l’imperatore e comanda i suoi ministri, gli organi, che eseguono: se il sovrano è saggio e previdente, la coordinazione delle funzioni è perfetta. Nelle diverse caratteristiche delle diverse anime vegetative, corrispondenti ai cinque organi, troviamo molte analogie con le teorie psicoanalitiche, ma la loro conoscenza approfondita ci porta oltre le limitate dimensioni psicosomatiche e psicoanalitiche, aprendosi verso una visione metafisica dell’Uomo, collocato oltre che in un contesto ereditario e personale, anche in quadro cosmico e universale. C’è un altro concetto cui abbiamo fatto riferimento parlando delle analogie fra il modello psicosomatico e la medicina cinese: il terreno, che possiamo definire come modalità attraverso la quale un individuo reagisce, sia fisiologicamente che psicologicamente. Ad esso sono collegate le funzioni biologiche, ma anche il comportamento di un soggetto, in quanto quest’ultimo è strettamente legato alle attività biologiche, oltre ad essere in relazione con l’ambiente ecologico e sociale.

Una questione di carattere

La medicina cinese descrive dei tipi costituzionali in base al concetto di terreno (nella legge dei cinque movimenti sono descritte cinque costituzioni) per i quali definisce anche gli elementi del carattere, inteso come “insieme dei modi abituali di sentire e di reagire che distinguono un individuo da un altro”, secondo la definizione di Petit Robert.

Questa particolare visione del carattere come collegato alle funzioni biologiche, al comportamento come modalità di reazione collegata al terreno costituzionale, sempre condizionati, entrambi da elementi esterni, apre la strada ad una consapevolezza di se stessi, dei propri limiti, ad una comprensione e ad un’attenzione alle realtà naturali che sono ignote alla nostra cultura, in cui alla base della contrapposizione fra gli esseri c’è proprio l’ignoranza e la non accettazione delle leggi di natura.

Conoscere la propria costituzione, il proprio terreno, significa anche conoscere il proprio carattere, accettarsi, accettare le differenze tra sé e gli altri, accettare gli altri. Anche nei confronti delle malattie mentali vere e proprie, la medicina cinese distingue forme di follia yang (eccessi maniacali, ansie, deliri) e di follia yin (sindromi depressive, autismo, anoressia) cercando di spiegare queste alterazioni dello stato di coscienza. Emerge, dunque, una tolleranza nei confronti dei malati di mente e, mentre la nostra storia è ricca di roghi destinati a streghe ed indemoniati, dall’Oriente ci arriva ancora questo grande insegnamento bioetico. Prevenire è meglio che curare. Il concetto di terreno è anche la chiave della prevenzione delle malattie, attraverso un’osservanza delle leggi della natura, l’alimentazione, il mantenimento dell’equilibrio psichico mediante pratiche ascetiche e meditative. Perché si legge:”Gli stress, le fatiche spirituali, fisiche, intellettuali e sessuali, le incongruenze dietetiche, le malattie, turbano e svalutano gli Shen”. Torniamo alle domande che ci siamo posti all’inizio: abbiamo visto che esiste una strettissima relazione fra psiche e ambiente, ed in questo concordano, seppure per vie diverse, la medicina orientale e quella occidentale.

E le ragioni del cuore? Ed il suo presunto conflitto con la ragione? La risposta sta forse nell’ideogramma che definisce il
termine psicologia: esso è costituito da due elementi: xin, che significa cuore e li, che significa ragione, principio.

Come si può vedere, è il cuore che sta in alto, dominando la ragione. Che sia questa la chiave per la ricerca dell’armonia?

Tratto da testi di Simonetta Marucci.

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