Caviglia e il piede ci riportano a intuizioni che si perdono nell’infinito, se si pensa che è dalle caviglie che spuntavano le ali di Hermes o Mercurio, i corrieri degli Dei, ne troviamo un significato archetipo; da sottolineare anche quanto la caviglia è legata al pensiero della fuga dalla realtà, si usa dire:”tornare con i piedi per terra” quando si vola con la fantasia.Toccare terra, atterrare, la presa di contatto, è un ritorno al proprio sé, la consapevolezza di osservare come in una mappa dove ci troviamo in questo attimo, da dove partire per raggiungere un obiettivo. Tutto l’arto inferiore, dall’articolazione coxo-femorale è deputato al camminare per spostare la propria posizione nello spazio, ma è solo quando un piede si solleva che ci stacchiamo da terra, ed è solo quando poggiamo il piede a terra che sentiamo la sicurezza della terra sotto di noi. Questo muoversi nello spazio è equilibrio e stabilità del corpo intero, ma pensiamo a quante volte ci sentiamo fermi e stagnanti nelle decisioni, nelle scelte, nelle prese di posizione… dove è il nostro equilibrio? Dove è la nostra stabilità?
Tante volte quanto è semplice riprendere il contatto con il proprio corpo, con la terra, con il semplice camminare e muoversi in modo molto più ampio nella propria esistenza?
A differenza dei nostri antenati abbiamo trovato l’equilibrio solo su due pilastri, invece che quattro, anzi cinque con la coda, gli arti inferiori poggiano saldamente con i piedi, le nostre originarie pinne, come vediamo queste due semplici appendici hanno avuto sempre il compito di permetterci lo spostamento.
Cosa è il movimento se non l’alternanza di equilibrio tra il piede destro e sinistro?
Come due poli opposti essi permettono l’armonia, come lo Yin e lo Yang, quanto poggia un piede quando l’altro incontra l’aria? Il movimento è vita, è benessere, ma fondamentalmente da sempre il muoversi è istinto di sopravvivenza, è la ricerca del nutrimento, acqua aria, luce, calore, protezione… ma anche via di fuga dal predatore e dal pericolo, nei nostri giorni visto più che mai in senso metaforico e molto ampio.
Quando prendiamo contatto con piedi altrui, se lo facciamo in totale ascolto, riusciamo a sentire come il contatto viene percepito dall’altro, è naturale che vi sia un atteggiamento di difesa e paura, limitiamoci all’osservazione senza giudizio alcuno e senza aspettativa temporale alcuna, con la massima accoglienza facciamo del nostro meglio perché il ricevente si affidi totalmente.
I piedi vedono più di quanto facciano gli occhi, i piedi sentono più di quanto facciano le orecchie, i piedi raccontano più di quanto si dice con le parole; attraverso i piedi ci arrivano sensazioni ed emozioni sottili e forti al tempo stesso che si meritano il nostro più intimo ascolto.
Gaobi.